I circuiti del tempo

Abbiamo detto che le Lotus avevano la fama di essere fragili, ma quasi nessuno si ricorda quale fosse il concetto di "circuito" dell'epoca.

Insomma: si correva su strade di tutti i giorni, con dossi, avvallamenti, cunette e segnali stradali.

Gli spettatori si assiepavano ai lati delle "piste" ed i piloti guidavano lungo viali alberati e curve che erano pensate per l'ordinaria circolazione.

Questo filmato, in cui si vede la 49 in azione al Nurburging nel 1967, presenta dossi paurosi e vetture che "saltano" sui dossi.

Una visione "paurosa" per qualsiasi pilota di Formula 1 moderna, ma molto vicina al Rally.

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Nel filmato vediamo un "fuori pista" della 49 nel giorno delle prove ed i meccanici del team, con Chapman in prima linea, che eseguono le riparazioni per il giorno successivo.

Successivamente la gara e la vittoria della 49.

Il cockpit della replica vettura di Clark

La supposta fragilità della 49 e delle Lotus

Scorrendo l'elenco degli incidenti e dei decessi dei piloti dell'epoca, non è possibile negare che la Lotus detiene un triste primato.

Ma dobbiamo pensare sia alle misure di sicurezza delle vetture che quelle dei circuiti dell'epoca.

I piloti erano semplicemente seduti nelle macchine, a volte senza neppure le cinture di sicurezza, ed i circuiti avevano un concetto di "vie di fuga" alquanto vago, rispetto ai circuiti di oggi.

Non per niente Clark morì sbattendo la testa contro una pianta!

Osservando il filmato seguente, che immortala l'incidente in cui perse la vita Jochen Ridt proprio con la 49 a Monza nel 1970, è possibile rendersi conto che oggi assistiamo ad incidenti ben peggiori ed a velocità nettamente superiori, senza praticamente alcuna conseguenza per i piloti.

Anche questo è il frutto del lavoro di Chapman, che ha sondato i limiti della tecnica e pagato, insieme ai suoi sfortunati campioni, il caro prezzo dell'innovazione in termini di vite umane.

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